FANNO GLI SPLENDIDI CON LE BANCHE DEGLI ALTRI

FANNO GLI SPLENDIDI CON LE BANCHE DEGLI ALTRI

Gio, 10/03/2024 - 14:15
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La vicenda Commerzbank dimostra che la strada per un mercato bancario europeo unico è ancora lunga

.commerzbank

È ormai una tradizione: quando un player italiano tenta di acquisirne uno concorrente in Europa, trova sempre mille ostacoli. Nonostante il fatto che l’operazione venga accolta positivamente dal mercato, dagli analisti, dagli azionisti delle società interessate, dai supervisori comunitari, i governi del paese in cui la preda ha sede alzano barricate in difesa del loro orticello e della lesa maestà.

Quando poi si tratta di banche, apriti cielo! Non sia mai che una banca italiana si provi ad acquisirne una in Germania, come se fosse un avamposto dell’onore patrio. I tedeschi, del resto, sono soliti fare gli europeisti e i paladini del libero mercato fino a che questo non tocchi i loro interessi di bottega. Chi segue le vicende del mondo finanziario, si ricorderà della lotta senza quartiere dei crucchi – fortunatamente finita senza successo per loro - contro la vigilanza bancaria unica, che avrebbe consentito ai supervisori comunitari di mettere il naso nelle discusse e traballanti Sparkassen regionali, brodo di coltura della politica tedesca.

.unicredit

 La cosa si sta ripetendo ora con la vicenda Commerzbank. Si tratta di uno storico istituto che una quindicina di anni fa era il secondo per dimensione della Germania, e che all’epoca venne salvata dal fallimento da un intervento dello Stato. Da allora la banca ha vivacchiato, all’ombra tranquilla del settore pubblico fino a che – con la lunga stagione degli alti tassi di interesse – non ha ripreso pìgolo e ha di nuovo catalizzato l’interesse degli investitori. Fra i quali proprio la prima banca italiana, guidata magistralmente da Andrea Orcel, che in 14 mesi ha catapultato gli utili di Unicredit oltre le previsioni e a livelli record.

È del tutto evidente, anche ai non esperti, che un’aggregazione del genere è una tipica operazione win-win, in cui tutti guadagnano: gli azionisti di Unicredit grazie alle sinergie che la banca di Piazza Gae Aulenti potrebbe realizzare con Commerzbank; gli azionisti di Commerzbank che incasserebbero un bel premio e si troverebbero in mano azioni ben più solide e redditizie; la BCE che si ritroverebbe con un sistema bancario più solido ed efficiente; i lavoratori della banca tedesca che potrebbero guardare al futuro con molta più fiducia e quelli italiani, i cui sindacati hanno infatti prontamente benedetto l’operazione.

.banks mergers

Solo che i tedeschi perderebbero il potere di controllare una banca, e con esso la possibilità di manovrare le leve del credito clientelare e delle assunzioni facili. Esattamente come succedeva in Italia prima degli anni ’90, quando le forze più retrive – con in prima fila la Banca d’Italia di allora, guidata dal non rimpianto Antonio Fazio – alzavano barricate a difesa dell’”italianità” delle banche.

Basta guardare come sono finite oggi le banche di allora: quelle che hanno avuto la forza di crescere anche per vie esterne (aggregando in modo intelligente, come Unicredit e Intesa, o facendosi aggregare, come BNL o molte casse di risparmio regionali) sono cresciute, più solide ed efficienti di prima; le altre – quelle di media tacca legate alle clientele locali e alla politica deteriore – sono scomparse o fuori mercato.

Intendiamoci: non sempre grande è bello e la gestione dei gruppi complessi è qualcosa di molto complicato. Ma quando si prospettano sinergie importanti ed è evidente la creazione di valore che operazioni del genere possono consentire, ostinarsi a voler mantenere lo status quo per non perdere il controllo sulla banca è dannoso, oltre che palesemente contrario all’idea di costruire un mercato unico del credito a livello europeo.

La resistenza del cancelliere è destinata a crollare; se a Orcel non sarà consentito di portare a termine il suo piano, certamente lo farà qualcun altro o, cosa più probabile, la banca tedesca tornerà nel limbo di mediocrità in cui è stata immersa per anni. Qualcuno dovrà però spiegare ai tedeschi che l’Europa unita non si può fermare solo davanti ai loro interessi, e che non possono fare gli splendidi e i paladini del mercato solo finché fa loro comodo.

.germania

Anzi, possiamo dire che proprio la vicenda Commerz è il primo banco di prova della possibilità di costruire l’Europa secondo Draghi. Se la fusione con Unicredit venisse impedita, potremmo dire addio al progetto di costruire un mercato più forte, in grado di competere con Cina e Stati Uniti. L’idea di Super Mario è quella di realizzare un mercato unico, coeso e solido, che poggi su fondamenta stabili e che porti poi alla possibilità di unificare il debito. Forse le sue idee sono troppo avanzate rispetto al conservatorismo delle attuali classi dirigenti, e magari sarà necessario ancora del tempo prima di andare effettivamente in quella direzione. Che però sia la strada giusta, ci sono pochi dubbi.

Seguiamo quindi con interesse la vicenda che sta catalizzando l’attenzione dei mercati finanziari in queste settimane, e nell’interesse dell’Europa facciamo il tifo per Orcel.