ANNO CHE VA, ANNO CHE VIENE

ANNO CHE VA, ANNO CHE VIENE

Gio, 11/30/2023 - 14:08
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Sarebbe meglio che molti economisti andassero a scuola dal mago di Brozzi

.anno nuovo

Avvicinandoci alla fine di questo 2023, un altro anno tragico infestato dai venti di guerra, gli economisti e gli analisti di tutto il mondo hanno iniziato a cimentarsi nel gioco più gettonato di questa stagione: le previsioni sull’economia per l’anno che viene. Dal nostro punto di vista, lo scopo è quello di dare indicazioni all’investitore razionale, ovvero a chi si proponga di impiegare il proprio patrimonio con lo scopo di ottenere un rendimento soddisfacente senza esporsi a rischi eccessivi.

Abbiamo già cantato in passato su questo sito[1] la fama imperitura del Mago di Brozzi, celebre astrologo “strologo” (astrologo)  e cabalista del 1600 noto per saper riconoscere “lo sterco all’olfatto e il rovo al tatto”. Non staremo a ripeterci, ma sarebbe utile che molti economisti e analisti di mercato si affidassero ai suoi insegnamenti: certamente potrebbero evitare imbarazzanti figure marroni come quelle dello scorso anno.

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Aspettando il ’23, le previsioni economiche erano sostanzialmente univoche, e alla luce di quello che è effettivamente successo possiamo ora dire che si sono rivelate in gran parte sbagliate. Tutti vedevano all’orizzonte una forte recessione, innescata dagli alti tassi e dalle politiche monetarie restrittive messe in campo dalle banche centrali per combattere l’inflazione; questo avrebbe provocato un crollo dei mercati nei primi mesi dell’anno, al quale avrebbe fatto seguito un allentamento del rigore con inflazione sempre alta, e, gradualmente, una ripresa delle economie e delle borse.

In realtà, come abbiamo visto, più che alla recessione abbiamo assistito a un graduale rallentamento della produzione, i cui effetti sono stati decisamente contenuti pressoché ovunque; l’inflazione è stata - se non definitivamente debellata – sicuramente ridimensionata a livelli prossimi ai target del 2% delle principali banche centrali; i mercati sono in generale cresciuti e in alcuni momenti hanno presentato veri e propri rally.

I tassi sono rimasti alti, e le previsioni di un’inversione di policy – che con l’ottimismo della volontà molti investitori si aspettavano già in questi mesi – sono andate deluse. Anzi, corroborate dall’andamento tutto sommato soddisfacente dei sistemi produttivi, sembrano ancora lontane.

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Non vorremmo cimentarci col gioco delle previsioni, ma cercheremo di capire quali sono i macrotrends che ragionevolmente possiamo aspettarci per l’anno del drago, che nell’oroscopo cinese prenderà il posto del coniglio nel 2024.

.drago

Per fare questo, è bene partire dalla situazione attuale, e per prima cosa vediamo come potrebbero evolvere i fenomeni attualmente in corso, tenendo presente che il 2024 sarà un anno fortemente influenzato dalle elezioni, e in particolare dalle Presidenziali USA, dalle elezioni europee e da quelle nel Regno Unito.

È ovvio che le competizioni elettorali saranno un fattore importante: nelle aree più sviluppate del mondo occidentale (giacché nelle altre zone perlopiù elezioni non se ne tengono) verranno a confrontarsi due diverse visioni del mondo: da una parte quella conservatrice dei repubblicani, dei Tories, della destra europea; dall’altra quella progressista dei democratici in USA e in Europa e del Labour Party.

Gli esiti del confronto elettorale sono quanto mai incerti, anche se i segnali prevalenti sembrano al momento favorire gli schieramenti conservatori: in particolare vanno in tale direzione i risultati in Argentina, in Olanda e in Spagna, nonostante che per il Partido Popular di Alberto Nunez Feijòo si sia alla fine trattato di una vittoria di Pirro, dato che la coalizione di destra non ha i numeri per poter formare una maggioranza.

La vittoria di uno o dell’altro schieramento, soprattutto negli Stati Uniti, influirà molto sulle politiche di bilancio e fiscali della nuova amministrazione, e quindi sull’andamento della domanda e dell’inflazione. Fino ad allora, tuttavia, è ragionevole attendersi che i programmi di spesa e di investimento del governo Biden continuino sostenuti ed anzi vengano ulteriormente incrementati. Quindi parrebbe da escludere un’accelerazione, ancora da molti paventata, della recessione. Anche perché, in tal caso, sarebbe abbastanza facile prevedere una netta inversione di policy monetaria da parte della Fed.

Per questo sarà improbabile che l’inflazione, notevolmente ridottasi nel corso di quest’anno ma ancora sopra al target del 2% delle banche centrali, possa scendere ancora, alimentata dalla domanda proveniente soprattutto dal settore pubblico.

Più complicato prevedere cosa faranno i tassi di interesse: i mercati, proprio per quello che dicevamo sopra, si attendono per l’anno prossimo l’inizio dei movimenti al ribasso, e questo sta spingendo i listini azionari. Solo che le banche centrali hanno dichiarato a più riprese che non hanno nessuna intenzione di allentare la morsa, a meno che l’inflazione non scenda al livello obiettivo e/o l’economia non mostri segni di crisi, ipotesi entrambe che in questo momento sembrano lontane.

Alla fine, la risultante di questi due trend che hanno effetti contrastanti (quello dell’inflazione e quello del PIL) potrebbe essere una sostanziale stabilità dei tassi sui livelli attuali. Il che potrebbe significare che hanno ormai raggiunto il loro picco di periodo e che è arrivato il momento di guardare con interesse al mercato delle obbligazioni.

Altro elemento importante è il forte (e forse momentaneo) crollo della volatilità, ovvero della grande e frequente escursione dei prezzi, che i mercati stanno mostrando in queste settimane, che viene interpretata come un segnale di fiducia degli investitori e di resistenza alla recessione: dall’osservazione empirica risulta infatti che nei momenti di preparazione alle fasi recessive la volatilità tende invece ad esplodere.

.oro

Questo apre all’opportunità, per i nostri lettori più addentro nelle tecniche di trading, di acquistare protezione a basso prezzo sul portafoglio azionario attraverso l’acquisto di opzioni put out of the money, ovvero in questo momento non esercitabili e proprio per questo a prezzi stracciati.

Per tutti gli altri, il messaggio principale è quello di mantenere fiducia nel portafoglio azionario, magari tenendo sott’occhio in questa fase i titoli ciclici e i bancari. Inserire nelle asset allocation una buona componente di obbligazioni, per il momento a scadenza breve o media, e tenere d’occhio l’oro e il dollaro che, paradossalmente, potrebbero avere entrambi, in questa fase, un movimento verso l’alto.

 

 

 

[1] Si veda l’editoriale “Il mago di Brozzi” del 20/12/20121 in  https://www.marcoparlangeli.com/2021/12/20/il-mago-di-brozzi