CRESCE IL DIVARIO CON L’ASIA

CRESCE IL DIVARIO CON L’ASIA

Mar, 05/23/2023 - 18:06
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Il post-Covid vede le tigri asiatiche posizionate meglio dell’Occidente sulla via della crescita

japan landscape

Mentre il mondo della politica europea e dell’informazione globale è ancora, anche se in modo meno pressante, concentrato sulla guerra in Ucraina, la grande finanza mondiale sta gradualmente rafforzando la sua presenza in Asia. Salvo che non scoppi un improvviso ma sempre possibile incendio sulla questione Taiwan, che rimane sospesa come una spada di Damocle sull’equilibrio di quelle regioni, si registra anche un timido tentativo del Presidente Biden di raffreddare le tensioni politiche fra le due grandi potenze mondiali, che hanno fino ad ora costituito un freno al pieno sviluppo dell’economia cinese.

Il motore del Celeste Impero, dopo lo stop forzato dovuto alla pandemia e l’improvvida politica di zero-Covid che ha chiuso a rotazione quasi tutte le principali metropoli e i porti cinesi alla comparsa anche di un solo caso di contagio, niente sembra ora fermare la piena ripresa dell’economia, salvo appunto una eventuale recrudescenza della situazione di Taiwan, che i Cinesi hanno a più riprese affermato di voler annettere.

.asian tiger

L’Asia non è però solo Cina, ma anche India, Giappone e altri paesi minori come Indonesia, Thailandia e Corea del Sud che stanno conoscendo una fase di grande crescita e di ancor migliori prospettive per il prossimo futuro.

In primo luogo, questi paesi, pur essendo stati colpiti come tutti dalla tremenda pandemia del 2020, sono riusciti a tenere negli ultimi due anni l’inflazione sotto il livello di guardia, a differenza delle regioni occidentali più sviluppate. Questo dà alle loro banche centrali e ai loro governi una riserva di munizioni in termini di politiche economiche espansive che da noi non sono utilizzabili.

Tra l’inizio del 2021 e la fine di questo critico 2023[1], cioè negli ultimi tre anni compreso quello in corso, l’inflazione avrà distrutto complessivamente circa il 20% del potere di acquisto negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Europa: Per l’anno in corso si tratta ovviamente di una stima, e i tre dati non sono coincidenti, ma la tendenza è chiara.

.asian economy

Paesi come Indonesia, Sud Corea e Thailandia vedranno d’altra parte attestarsi il loro tasso di inflazione cumulativo sotto il 10%; mentre Giappone e Cina registreranno un totale complessivo compreso fra il 4 e il 6%, un livello che potrebbe ben rappresentare il nostro obiettivo per un solo anno.

Nessuno di questi paesi ha adottato le politiche monetarie restrittive di entità draconiana che sono invece in vigore da questa parte del mondo e si apprestano ora a vivere una nuova stagione di crescita, che verrà certamente sospinta sia dall’auspicato miglioramento dei rapporti USA-Cina, sia dall’altrettanto atteso accordo fra il Presidente Biden e il Parlamento USA sulla possibilità di sforare il tetto del debito.

Se tutte queste condizioni si verificano – e a parte, come si diceva, l’incognita Taiwan – anche i mercati finanziari asiatici ne trarranno una formidabile spinta propulsiva: elevati tassi di crescita, bassa inflazione, costi dell’energia contenuti e sostegno allo sviluppo delle autorità monetarie e dei governi sono ingredienti che potranno fare da detonatore alla crescita di valore delle attività finanziarie e in primo luogo delle azioni e delle valute.

In una fase come questa, in cui i nostri mercati stanno soffrendo più per il continuo aumento dei tassi che per la paventata recessione, da tutti data come inevitabile, l’idea di investire nelle economie asiatiche può quindi rappresentare un’ottima opportunità di impiego per una parte del patrimonio. È vero che la Cina avrebbe dovuto impennarsi almeno due-tre anni fa, ma il Covid ha purtroppo tarpato le ali allo sviluppo del Celeste Impero, che peraltro in questo periodo ha visto consolidare fortemente la leadership del premier Xi-Jinping.

.japan

Di particolare interesse, più che la Cina, è però la situazione del Giappone, tanto che il più brillante investitore statunitense oggi in attività, Warren Buffet con la sua società Berkshire Hathaway, ha recentemente comunicato di aver fortemente aumentato la sua esposizione incrementando al 7,4% (dal 5% che già deteneva) le proprie partecipazioni nelle maggiori società di trading giapponesi. Le risorse per questi investimenti sono state almeno in parte reperite attraverso un’emissione di obbligazioni quotate in yen, che potrà avvantaggiarsi dei tassi di interesse particolarmente bassi ancora vigenti nel paese del Sol Levante. Tassi che al momento sono ancora negativi per lo 0,1%, il che vuol dire che l’indebitamento, anziché essere un costo, costituirà un ricavo aggiuntivo.

Del resto l’indice della borsa giapponese Nikkei sta veleggiando ai livelli più alti mai raggiunti negli ultimi 33 anni, dopo circa un decennio di crescita molto lenta ma ininterrotta. Proprio negli anni 90 il Giappone rappresentava una grande potenza industriale e finanziaria, dove avevano sede le società a maggiore capitalizzazione del mondo. Il suo modello di business era studiato e imitato in tutto il mondo, i suoi manager tenevano lezioni nei master di business administration delle Università più prestigiose.

.investing in japan

Da allora il paese del Sol Levante è precipitato in una crisi epocale, molti dei suoi campioni industriali sono scomparsi dal mercato e i valori delle attività finanziarie, come pure dello yen e il PIL del paese sono precipitate ai minimi storici. Nonostante i pesanti interventi delle autorità monetarie per risollevare le sorti dell’economia, con continui abbattimenti dei tassi di interesse fino ad arrivare a valori negativi, la crisi si complicava sempre di più. Il sistema produttivo era diventato insensibile agli stimoli monetari, come succede nella più classica delle trappole della liquidità.

Ora la situazione si sta gradualmente normalizzando, e l’esempio di Warren Buffett è la dimostrazione di una ritrovata affidabilità e potenzialità del sistema economico e finanziario del Sol Levante. È decisamente un’opzione interessante per diversificare i portafogli in questo periodo.

Ben tornato, Giappone.

 

[1] Il dato, come alcuni dei confronti che seguono, è fornito dal settimanale di strategia “Il rosso e il nero” del 18/5/2023 intitolato “Tre anni di Inflazione”, di Alessandro Fugnoli, uno dei più brillanti strategist in senso assoluto.