FARE LA GUERRA SUL SUOLO DEGLI ALTRI (1)
La crisi in Ucraina: le ragioni storico-politiche e i prevedibili sviluppi
A leggere le cronache degli ultimi giorni sulle vicende ucraine, pare che questo martoriato paese sia lontano anni-luce. In realtà la distanza fra Roma e Kiev è di circa 2.300 Km, tre ore di volo, ma la distanza fra Trieste e Berehove, i due punti più vicini fra i due stati, è di soli 900 km, più o meno quella fra Torino e Palermo.
Dall’Italia verso l’Ucraina, e viceversa, partono diversi autobus al giorno (forse ora le corse sono notevolmente diminuite), Gran Turismo e minibus, che trasportano persone e merci da un paese all’altro. In molte case italiane i vecchi e i disabili sono assistiti da donne ucraine che hanno lasciato figli e affetti nel paese in guerra e sono venute da noi a svolgere lavori ingrati di cui gli italiani non vogliono sapere.
Già questo è un motivo sufficiente per considerare le attuali vicende che fanno riecheggiare sinistri echi di guerra come fatti di casa nostra. A maggior ragione se la deriva della situazione coinvolge le due super potenze planetarie. Da alcune settimane Ucraina e Russia si stanno fronteggiando sia sul terreno fisico del confine sia – direttamente o indirettamente - su quello diplomatico degli incontri bilaterali.
Può quindi essere utile riepilogare, seppure per sommi capi, le cause e le tappe attraverso le quali la crisi si è originata, per capire quale potrà esserne il prevedibile sviluppo e quali conseguenze – sul piano politico e su quello economico – è lecito aspettarsi. Nel far questo, riprendiamo in parte quanto scrivemmo qualche anno fa, ovviamente integrandolo con gli eventi accaduti successivamente.
Iniziamo con questo articolo l’excursus storico, che concluderemo la prossima settimana per poi concentrarci sui fatti di oggi. Non è infatti possibile capire cosa sta succedendo se non si hanno chiare le fasi del tormentato rapporto fra Russia e Ucraina.
Fino al crollo del muro di Berlino, l’Ucraina era una delle Repubbliche Sovietiche, in cui era cresciuto fra l’altro Nikita Chruščëv (benché nato a Kalinovka, nell'attuale Russia e vicino al confine con l'Ucraina, dove poi si trasferì dall’età di 14 anni), e prima ancora celebri scrittori quali Nikolai Gogol e Mikhail Bulgakov, come pure atleti famosi quali Valerij Borzov, Sergij Bubka e Andrij Shevchenko.
Era una delle repubbliche più ricche dell’URSS, con terra fertile e produttiva, materie prime abbondanti e sottosuolo generoso, tanto da essere al centro dei programmi di sviluppo economico del passato regime. All’epoca aveva infatti fabbriche all’avanguardia, scuole soprattutto tecnologiche fra le migliori, infrastrutture funzionanti e, compatibilmente col resto del paese, un elevato livello di vita, senza disoccupazione e con assistenza sanitaria estesa ed efficiente.
Se confrontiamo la situazione di trenta anni fa con quella di oggi, troviamo un paese distrutto, istituzioni politiche corrotte e oligarchiche, lavoro inesistente e prezzi dei servizi irraggiungibili per la maggioranza della popolazione: anche per questo i flussi di emigrazione dall’Ucraina erano, e sono anche oggi, molto consistenti.
Veramente un destino crudele per la martoriata popolazione ucraina, passata senza soluzione di continuità dal regime dittatoriale sovietico, che d’altra parte garantiva servizi e lavoro ma al prezzo di una povertà diffusa e di una mancanza di libertà democratiche, all’oligarchia che quella povertà ha accentuato, alla vera e propria guerra civile. Non c’è stato il tempo di consolidare attitudini ed istituzioni democratiche, né la volontà di costruire un’efficiente economia di mercato, come accaduto in altri paesi dell’orbita ex sovietica, quali la Polonia, l’Ungheria o la Repubblica Ceca.
Il 24 agosto 1991, crollato da tempo il muro di Berlino, l’Ucraina proclama l’indipendenza dall’ormai dissolta URSS ed avvia il suo cammino, pieno di speranze ma soprattutto di illusioni, verso la democrazia. Nel 1996, grazie soprattutto all’ala riformatrice del Parlamento, viene emanata la nuova costituzione e nel dicembre 2004 la nazione è dichiarata Repubblica parlamentare.
Da questo momento, anziché procedere spedita verso il consolidamento di autonome istituzioni democratiche, inizia la via crucis di radicalizzazione e scontri aperti che condurrà il paese alla situazione attuale. I personaggi attorno ai quali, in quegli anni, si polarizza il confronto sono l’ex funzionario della banca centrale e filo-occidentale Viktor Juscenko e il politico filo-russo appartenente all’oligarchia ex sovietica Viktor Janukovyc, leader del Partito delle Regioni.
Le elezioni del 26 dicembre di quell’anno sono vinte di stretta misura da Juscenko, sostenuto dalla mobilitazione popolare della “rivoluzione arancione” guidata da Juljia Tymoscenko, leader avvenente ma discussa oligarca, che in breve tempo era riuscita a costruire una notevole fortuna sia patrimoniale che politica. Juscenko è Presidente della Repubblica dal 2005 al 2010 e la Tymoscenko premier dal 2007 al 2010.
In questo quinquennio l’Ucraina si avvicina molto all’occidente, accarezzando l’idea di un improbabile ingresso nell’Unione Europea e prendendo invece gradualmente le distanze dalla Russia, che assicurava forniture di gas a prezzo politico, notevolmente inferiore a quello di mercato. La Russia continuava inoltre a sostenere, con ingenti prestiti, le finanze di uno Stato che l’oligarchia al potere depauperava delle sue ricchezze e delle sue risorse per l’arricchimento personale di una ristretta casta di privilegiati. In questo periodo, per di più, la mafia ucraina consolida il suo potere e il controllo diffuso dei gangli dell’economia del paese.
Sostenuto dal forte appoggio russo, al ballottaggio delle elezioni presidenziali del 2010 Janukovyc sconfigge la Tymoscenko e diventa Presidente. Si apre un periodo di avvicinamento alla Russia, senza però formalmente rinnegare l’idea di adesione all’UE che, da parte sua, continua nel consueto atteggiamento indeciso e ondivago.
Come vedremo la prossima settimana, il tormentato rapporto con il gigante russo avrebbe ben presto conosciuto momenti molto critici.
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