L’ITALIA DAVANTI AL 2022
Le top three issues dell’anno che verrà per il nostro paese
Proseguiamo il gioco di fine anno di prevedere quali saranno le tre issues più importanti del 2022, questa volta restringendo il punto di osservazione al nostro paese. Di tutto quello di cui si parlerà a sud delle Alpi, crediamo che gli argomenti più rilevanti, quelli veramente decisivi per l’economia, la politica, la vita sociale, saranno l’elezione del Presidente della Repubblica, la qualità dello sviluppo economico (e quindi gli effetti della green economy su occupazione, produzione e domanda) e la sicurezza, in particolare nei luoghi di lavoro.
Si tratta di tre aspetti molto diversi, tutti però di grande importanza. Vediamo di esaminarli nel dettaglio.
Sergio Mattarella ha già fatto sapere da tempo, qualora ce ne fosse stato bisogno, di non essere disponibile ad un nuovo mandato, neanche (e soprattutto) nella versione temporanea a scopo di traghettamento della legislatura, come già fatto da Napolitano in precedenza.
Non ci sentiamo di dare torto al Presidente. La Costituzione non prevede un mandato ridotto o parziale, né contempla esplicitamente (anche se non lo vieta) un doppio periodo. La logica dell’incarico presidenziale è quella del più alto livello di garanzia e di indipendenza; anche per questo la durata è quella massima prevista per gli organi costituzionali (sette anni). L’ipotesi di qualcuno che occupi per ben 14 anni il Colle più alto sarebbe di fatto incoerente: si creerebbe una situazione di occupazione troppo prolungata, con conseguenze sicuramente non benefiche.
Uno Stato che non riesce a trovare in sette anni una persona idonea a rappresentarlo al più alto livello istituzionale è uno Stato che non funziona; un sistema politico che non riesce ad accordarsi e a riconoscersi in un nominativo di garanzia super partes è palesemente inefficiente e inadeguato al suo ruolo.
Per questo la Costituzione prevede, per l’elezione del Presidente della Repubblica, votazioni ripetute e con maggioranza che diventa meno selettiva: se è difficile pensare che l’elezione possa avvenire alle prime tornate con maggioranza assoluta, via via che il tempo passa un accordo deve essere trovato.
Le elezioni del 2022 saranno importanti perché decreteranno la possibilità per l’attuale Governo di proseguire nel suo lavoro, portando a termine il difficile compito di guidare l’uscita dalla crisi della pandemia con la gestione dei cospicui fondi che avrà a disposizione. Se l’attuale premier dovesse essere nominato Presidente della Repubblica, certamente avremo un primo cittadino di grande prestigio e di riconosciuta autorevolezza, ma dovrebbe essere scelto un nuovo governo, con tutte le incognite del caso.
Il timore che i partiti possano riappropriarsi della gestione dell’esecutivo, è certamente giustificato, anche se è chiaro che – nell’eventuale veste di Capo dello Stato - Draghi avrebbe comunque la possibilità di guidare e influenzare la scelta. Inoltre, alla scadenza della legislatura, avremmo la garanzia di una certa continuità, ispirata da Super Mario, anche se si dovrà vedere come andranno le elezioni e che tipo di maggioranza uscirà dalle urne.
Data la delicatezza dell’attuale momento storico, con la possibilità – certamente irripetibile – di disporre di enormi risorse per la ripresa, a nostro avviso sarebbe ampiamente preferibile consentire al premier di completare il suo compito e magari orientare la scelta su un nome nuovo fuori dagli schemi. Come abbiamo già scritto, i tempi sono peraltro ormai ampiamente maturi per avere un Presidente donna.
Il secondo aspetto decisivo per l’anno che verrà, strettamente legato al primo, è l’entità e la qualità dello sviluppo economico che riusciremo ad attivare. Le previsioni sono concordi nel prevedere una crescita importante, che dovrebbe riportarci ai livelli ante pandemia. Sarà però fondamentale vedere come sarà questo sviluppo, chi potrà avvantaggiarsi della crescita e quali ne saranno le implicazioni sociali e ambientali. Sappiamo che l’inflazione si manterrà elevata, e anzi continuerà a crescere, che le materie prime e le forniture per l’industria saranno più difficilmente disponibili e in ogni caso più care, che il mercato del lavoro avrà comunque delle strozzature e dei colli di bottiglia. C’è il rischio concreto che aumentino le differenze sociali fra povertà diffusa e ricchezza concentrata e che la disoccupazione non diminuisca in modo significativo, aggravando la situazione e le prospettive dei giovani e delle fasce più deboli.
Infine, l’ultimo aspetto chiave sarà quello della sicurezza, intesa in senso lato non solo come ordine pubblico (comunque sicuramente anche questo punto critico, come vediamo in questi giorni con le manifestazioni di piazza che troppo spesso trascendono in violenze e saccheggi).
In particolare dovrà essere affrontato con grande decisione ed efficacia un aspetto la cui gravità è ormai divenuta insostenibile: gli incidenti sul lavoro. Si tratta di una vera e propria emergenza, che non può essere tollerata in una società civile e progredita. Morire sul lavoro (772 decessi nei primi otto mesi dell’anno in corso: circa 100 al mese) è un evento inaccettabile, deve esistere uno strumento per impedire questa vera e propria strage
Una società che non riesce a prevenire questo scempio, per quanto ricca ed economicamente sviluppata, fallisce miseramente nel suo scopo primario: quello di assicurare un’esistenza dignitosa e sicura a chi deve vivere del proprio lavoro. Se non ci riusciamo, siamo in pieno medioevo,
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