TEMPO DI STRATEGIA
È il momento giusto per rivedere l’asset allocation strategica
Abbiamo detto più volte che il modo migliore per impiegare e monitorare correttamente un patrimonio è quello di distinguere la gestione strategica da quella tattica. Con la prima si definisce la ripartizione in classi di investimento (asset class), ovvero categorie omogenee di strumenti finanziari; con la seconda ci muoviamo nell’ambito delle diverse classi ricercando le soluzioni più efficienti.
L’asset allocation strategica (AAS) viene di norma definita una o due volte l’anno, oppure quando si verificano cambiamenti significativi nella situazione dei mercati o negli eventi personali e familiari che hanno o possono avere riflessi sul patrimonio. Può trattarsi ad esempio di incassi straordinari (una eredità, un affare importante) o di spese impreviste; oppure della definizione di un nuovo obiettivo (si decide di acquistare o vendere un immobile, di cambiare automobile e così via).
Tipicamente l’inizio dell’anno è il classico momento in cui si rivede la strategia: abbiamo appena fatto i conti dell’anno passato, abbiamo ricevuto i resoconti degli investimenti fatti, vogliamo definire o rivedere gli obiettivi. In più, per il nostro paese, c’è stato un importante cambio di governo, che sa molto di inizio di una nuova epoca politica ed economica.
E’ dunque il momento giusto per verificare, e se del caso rivedere, la nostra strategia di investimento.
Si inizia facendo la fotografia del patrimonio: dovremo elencare tutti i nostri beni, raggruppati per categorie omogenee, che compongono l’attivo – da un lato – e tutte le passività (se ne esistono) – dall’altro lato.
Ci concentreremo, in particolare, sugli asset che costituiscono il nostro patrimonio finanziario, quindi su tutti i titoli, gli strumenti finanziari, i depositi, i contanti e così via. Per ognuno di essi verranno indicati: quantità, costo di acquisto, valore di mercato, scadenza, plusvalenza teorica e rendimento atteso (in termini di percentuale annua).
Per le passività dovremo indicare il debito residuo, la scadenza, la quota di debito da rimborsare entro l’anno e il costo stimato per interessi, sempre in percentuale annua.
La differenza fra i due totali costituisce il patrimonio netto.
Già a questo livello, abbiamo le prime utili indicazioni. Confrontando il patrimonio netto così individuato con quello dell’anno precedente, vediamo se la nostra ricchezza è aumentata o diminuita. Nel primo caso la gestione della nostra finanza ha prodotto un risparmio, nel secondo una perdita patrimoniale.
Il risultato è stato influenzato non solo dalla dinamica dei redditi e delle spese, ma anche da quella della valutazione degli asset. Se un titolo, nel corso dell’anno, è aumentato di valore, ciò avrà originato una plusvalenza teorica e questo ha fatto crescere il patrimonio. Viceversa nel caso contrario. Quanto più cresce il patrimonio, tanto più pesa l’effetto della valutazione ai prezzi di mercato (mark-to market) rispetto a quello dei flussi effettivi di reddito e spesa.
Un altro elemento da valutare con attenzione è il confronto fra i rendimenti attesi per ogni asset class e quelli effettivi: un disallineamento è del tutto fisiologico, ma una divergenza totale necessita di essere spiegata. Se da un titolo ci aspettavamo un reddito del 5% e invece abbiamo riscontrato una perdita, dobbiamo capire quale è il motivo.
Può essere stato un banale errore da parte nostra o, più spesso, un cambiamento della situazione di mercato. E in questo caso, si deve capire se quel cambiamento riguarda solo quel titolo oppure tutta l’asset class, e soprattutto rivedere le aspettative per il futuro.
Può darsi che scostamenti positivi e negativi alla fine tendano a compensarsi, come può darsi che invece facciano emergere un risultato completamente diverso da quello atteso. Dobbiamo allora chiederci se gli obiettivi che ci eravamo posti siano ancora corretti, e quindi raggiungibili, o debbano essere ripensati.
Se ad esempio contavamo di acquistare una casa col risparmio da accumulare in cinque anni e quest’anno abbiamo invece riscontrato una perdita, è evidente che dovremmo rivedere i piani. Allungare il periodo, ridurre il budget per l’acquisto, magari rinunciare se la defaillance non è compensabile.
In ogni caso, è probabile, anzi scontato, che dovremo modificare la nostra asset allocation. Se ad esempio avevamo investito in un titolo a tasso variabile stimando un certo flusso di interessi e i tassi di interesse si sono dimezzati in corso d’anno, probabilmente dovremo spostarci su titoli azionari o altre forme di investimento.
Alla fine del processo, otterremo una tabella che in estrema sintesi – e in via esemplificativa - potrebbe avere questa configurazione:
Cassa |
10 |
Titoli di stato a breve termine |
0-5 |
Depositi vincolati < 1 anno |
0-5 |
Obbligazioni a tasso variabile < 3 anni |
5 |
Obbligazioni a tasso fisso < 3 anni |
0-5 |
Titoli governativi e IG (*) > 3 anni |
10 |
High yield (**) > 3 anni e perpetual |
15-20 |
Azioni |
10-15 |
Polizze vita |
10-15 |
Oro e preziosi |
0-5 |
Immobili |
30 |
|
|
TOTALE |
100 |
(*) Gli “investment grade” (IG) sono indicatori della affidabilità di azioni o altri strumenti finanziari ritenuti affidabili, e quindi più sicuri, da investitori istituzionali. Sono identificabili attraverso il loro rating, in quanto esiste un limite minimo di valutazione sotto il quale gli istituzionali non possono trattare (per le obbligazioni in genere il rating minimo per gli IG è BBB)
(**) Le obbligazioni high yield sono letteralmente quelle ad alto rendimento, ovvero che complessivamente rendono all’investitore più della media del mercato. In genere parliamo di obbligazioni high yield per indicare quelle più rischiose, quando cioè la società o l’ente emittente goda di un rating da parte delle agenzie di valutazione pari a BB o di grado inferiore.
La colonna a destra indica gli intervalli di percentuale di ciascuna asset class: questa sarà la nuova situazione obiettivo, il target verso cui dovremo indirizzare il portafoglio.
Chi volesse approfondire il proceddo di asset allocation strategica, al quale abbiamo recentemente dedicato anche un webinar nell’ambito del mese del risparmio, può scaricare la guida pratica dal nostro sito
( https://www.marcoparlangeli.com/scarica/guida-pratica-allasset-allocation ).
Rispetto al passato, l’attuale situazione dei mercati è caratterizzata da tassi di interesse molto bassi: il reddito ottenibile dai titoli obbligazionari e, a maggior ragione, dai depositi bancari o postali, è molto vicino allo zero. E’ molto probabile che dovremmo spostare una parte importante del nostro patrimonio dal reddito fisso (obbligazioni e depositi) all’azionario, che si prevede possa invece mantenere un ritmo piuttosto sostenuto, almeno per l’anno in corso.
Una volta stabilito il livello di liquidità di cui riteniamo di avere bisogno, potrà rendersi necessario programmare nuovi investimenti, magari in comparti specializzati (ad esempio green energy, cyber security, nanotech e così via).
A questo punto, siamo pronti per la tattica: una volta scelta la destinazione, non resta che mettersi in viaggio e scegliere la strada migliore per arrivarci.
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