IL CAPITALE EROTICO

IL CAPITALE EROTICO

Mar, 02/09/2021 - 18:11
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Un tema intrigante e per nulla scontato, svolto con acume dalle parte delle donne.

il capitale erotico

Nei precedenti articoli sul Capitale sono state esaminate, sia pure in modo sommario, le tre tipologie che ognuno di noi può possedere fin dalla nascita o sviluppare durante il proprio percorso di vita:

il Capitale Economico
https://www.marcoparlangeli.com/2017/07/25/la-quadrilogia-del-capitale-da-karl-marx-al-capitale-erotico

il Capitale Sociale
https://www.marcoparlangeli.com/2017/08/01/il-capitale-sociale-relazioni-e-fiducia-decisive-per-il-successo

il Capitale Umano
https://www.marcoparlangeli.com/2017/08/08/il-capitale-umano-la-misura-di-tutte-le-cose

Tutto valido, tutti d'accordo, fino a che nel 2011 entra in scena Catherine Hakim. Questa sociologa della London School of Economics ha avuto la faccia tosta, in un mondo che ancora si porta appresso una buona dose di maschilismo con tutti i suoi effetti in qualsiasi sfera della vita, di aggiungere una quarta risorsa che lei esorta a coltivare senza imbarazzo: il Capitale Erotico.

Catherine Hakim

Nel suo libro “Capitale Erotico”, edito in Italia nel 2012 da Mondadori, Hakim definisce questo nuovo “asset” come una miscela di avvenenza, bellezza, eleganza e vitalità, integrata con abilità sociali e capacità di autopresentazione (abbigliamento, trucco, ornamenti, accessori, acconciatura…). Un mix diventato oggi punto nodale per i meccanismi relazionali, economici e psicologici della nostra società.

Attenzione: sembrano parole dette e ridette ma… ecco il colpo di scena quando descrive il capitale erotico come "una carta di credito accettata dappertutto che spalanca le porte del successo a chi sa utilizzarla”.
È qui che il Quarto Capitale prende quota e si valorizza, è in questa accezione che ci viene restituito da colei che meglio di tutti l’ha studiato e definito: una merce universale, dotata di flessibilità e facilità d'uso al pari di quella del
denaro.

Nel 2011 queste affermazioni, degne di una tosta teenager, le hanno fatto guadagnare il retro delle librerie, così come suggerito allora dal Sunday Times, anziché un posto in prima linea. Già questo la dice lunga sul come, pur in un Occidente che definiamo avanzato, siamo ancora attaccati a vecchi moralismi, alimentati persino dalla pretesa uguaglianza e libertà di genere che il movimento femminista avrebbe dovuto facilitare e invece ha affossato.

Di fatto, la negazione della femminilità, vista anche come erotismo e sex appeal, ha danneggiato lo sviluppo cosciente del capitale erotico nelle donne, naturalmente portate ad esserne le maggiori depositarie.
Nel gioco degli opposti donne/uomini, questi ultimi hanno saputo negli anni sfruttare meglio il loro minore capitale erotico, corroborando con esso il primato di successo maschile nelle sfere lavorative e sociali.
Mentre la donna è rimasta in posti di lavoro mediocri o di basso livello con il rischio, caso mai avesse osato smarcarsene, di vedersi appiccicare etichette poco nobili a colpevolizzarla per aver messo a frutto la propria femminilità. Come a dire: l’uso del capitale erotico all’uomo è permesso, anzi incoraggiato, alla donna è negato.

Tra gli altri, anche molti uomini politici hanno lavorato sul proprio capitale erotico: chi dimagrendo, chi mettendosi i tacchi, chi facendosi ritocchi, chi ancora studiando gestualità, pause interlocutorie, abbigliamento ed altri estetismi pur di vincere gli avversari. Ma quando si parla di donne il potere erotico viene discriminato e disprezzato, perché la rivoluzione sessuale, invece di liberarlo, l’ha svalutato.

femminismo

Per i dettami del fu-femminismo la bellezza non contava, anzi era considerata una cosa da ‘massacrare’ sotto larghi gonnoni, facce con apposite occhiaie, portamento tra lo sciatto e il maschile: ma perché una donna intelligente non può anche essere bella e viceversa?

Truccarsi, sapersi vestire, non considerare il proprio corpo come un ‘involucro’ inutile ma curarlo e valorizzarlo, sono gesti che fanno parte di una globale valorizzazione di sé stessi. Non sono una perdita di tempo durante la quale meglio sarebbe stato nutrire il proprio cervello: esso gode e cresce anche attraverso i sensi. Siamo un’espressione globale che non va in onda a compartimenti stagni.

Carino è quel trait d’union che qualcuno ha fatto notare tempo fa riguardo alle pubblicità. Prima del femminismo, erano piene di casalinghe che sprizzavano felicità da tutti i pori, ora la fanno da padrone le immagini erotiche. Entrambe le visioni hanno suscitato l’ira delle ‘femministe’ (SIC!): che dire…

Certo è che non solo nel mondo della politica cui prima si accennava, ma anche nel mondo della comunicazione pubblicitaria, della televisione e della musica, quasi tutti i modelli proposti sono icone di bellezza.

È statisticamente provato che in qualsiasi ambito il bello ‘vende’ – in senso lato – di più. Se il capitale erotico è una combinazione di attrattiva estetica, visiva, fisica, sociale e sessuale che genera potere e il potere, come si sa, genera soldi, tale concetto di capitale potrebbe sembrare un tantino limitante, in quanto estrometterebbe in partenza i meno belli.
A pensarci bene invece, parlando di qualità come avvenenza e fascino,
l’aspetto fisico non è la sola carta da giocare. Va saputo accompagnare da un insieme di abilità che possono essere sia innate che apprese, perché no, tramite un training.

maria elena boschi

Il capitale erotico è a disposizione degli uomini come delle donne, eppure queste ultime, che ne posseggono in quantità maggiore, essendo da sempre abituate a coltivarlo, ne beneficiano in minor misura.

Pregiudizi maschilisti e teorie femministe per troppo tempo ci hanno inculcato l’idea che sfruttare il fascino femminile sia sbagliato: ma perché le donne non dovrebbero approfittare del proprio vantaggio?
Nel lavoro, se si hanno esperienza e competenze accertate,
l’avvenenza è un plusvalore, non un inconveniente. Per chi ha scarse qualifiche, invece, può diventare la risorsa personale più importante. E nel privato, imparare a sfruttare il proprio capitale erotico è fondamentale per stabilire un rapporto vantaggioso con il partner.

La ‘capitalizzazione’ dell’erotismo, pareggerebbe i conti economici tra uomini e donne. La teoria sembra azzardata e buttata un po’ là per far scalpore ma in realtà il ragionamento è raffinato e ci porta nei meandri della storia delle donne. Storia da rivedere in chiave moderna tramite il recupero della capacità di espressione del proprio erotismo allo scopo di raggiungere un’evoluzione sociale, culturale ed economica più soddisfacente e remunerativa, portando possibilmente al pareggio le chances di affermazione tra i due generi.

Abbiamo visto che il capitale erotico non dovrebbe essere considerato in un’accezione totalmente negativa o totalmente positiva ma come risorsa da utilizzare in maniera spontanea, personale ed equilibrata, come fino ad oggi non è avvenuto. Un ‘vantaggio’ che la natura ha messo a disposizione e che è stato, solo per le donne, additato/reietto/svalutato nei secoli dalla società maschilista. Un vantaggio scomodo per chi deve imbrigliarlo, un vantaggio difficilmente inquadrabile e per questo rifiutato, un vantaggio così soggettivo e personale da destare timore.

primo appuntamento

Eppure è luogo comune che la prima impressione è quella che conta’. Dunque, al contatto iniziale con l’altro ci abilitiamo, seppur con una vaga coscienza, ad apparire interessanti; forniamo istintivamente uno stimolo all’interlocutore per far sì che ci ascolti, per renderci visibili, funzionalmente appetibili per la relazione che si intende intraprendere (sociale, lavorativa, di coppia…). Questo è il nostro capitale erotico.
Quindi: per quale motivo non bisognerebbe usarlo? Per quale motivo non bisognerebbe addirittura allenarlo?

Anzi, visto che ogni nostra sfaccettatura contribuisce a creare una persona diversa e unica, si potrebbe suggerire a chi si affaccia sul ‘mercato’ delle relazioni sociali, di coppia, di lavoro, di non lesinare sul suo uso. Chi pensa per natura di esserne meno dotato, lo dovrebbe invece educare e sviluppare, perché spendere il proprio capitale erotico è una necessità, al pari di spendere il proprio capitale sociale, umano ed economico.

È chiaro che il fascino ha sempre connessioni, seppur non sempre manifeste, con la sessualità. Incitare ad usare il capitale erotico di ognuno di noi in maniera cosciente e fattiva è un incoraggiamento non al mercimonio, bensì a cogliere tutte le chances della vita, ad ‘aggredirle’ utilizzando tutte le capacità a nostra disposizione.

Personalmente amo molto questa visione e chiedo di non proiettarla unicamente su un piano morale: mi sembra che la giusta aggressività permetta di vivere l’esistenza in modo reattivo. Tutto ciò introduce a un concetto più profondo di partecipazione, quasi di empatia, che comprende un coinvolgimento totale dei nostri sensi ed una conoscenza più profonda delle nostre particolarità personali, le quali costituiscono poi le nostre vere ricchezze e, in ultima analisi, il nostro capitale personale. L’esortazione a spenderlo è come l’invito ad un succulento banchetto il cui slogan recita ‘partecipazione solo con consumazione’.

economia del sesso

Nella storia dell’umanità il capitale erotico si è incontrato diverse volte con quello economico e ha fruttato alle donne una possibilità di ascesa sociale tramite la ‘formula’ del matrimonio. In parte questa associazione esiste ancora, ma preferisco pensare alle donne come esseri culturalmente sessuati e non succubi di una morale che confina il sesso nel solo ambito matrimoniale, ignorando il valore degli aspetti piacevoli e giocosi.

L’ultimo e più noto incontro tra capitale erotico ed economico riguarda il mestiere più antico del mondo dove lascio volentieri ai posteri l’ardua sentenza, se e quando essi si riveleranno capaci di sviluppare la nostra futura civiltà attraverso una cultura sessuata.

Tra l’altro, nel grande sviluppo dell’economia del sesso avvenuto negli ultimi decenni, si parla più spesso di erotismo, di capacità di seduzione, di bellezza, di fantasia, socialità, cultura e intelligenza (si pensi alle geishe): insomma di capitale erotico.

In questo percorso verso una crescita matura dell’umanità giocano sicuramente un ruolo importantissimo tutte le comunità gay che, seppure inferiori di numero, parecchio contribuiscono a far parlare di qualità della vita sessuale, di soddisfazione dei rapporti, di accettazione dell’altro, di armonia e completamento.

comunità gay

L’identità sessuale, che era uno dei cavalli di battaglia di alcuni gruppi femministi europei, andrebbe effettivamente rivalutata in chiave contemporanea. Infatti, le attuali tendenze propongono uomini che sono stati capaci di sviluppare il proprio capitale erotico in modo da essere più attraenti per le donne (o anche per altri uomini), creando così un’uguaglianza di genere.
Le ex femministe esulteranno di gioia? Non saprei, dato che avevano proposto nuovi modelli di femminilità opponendo al maschilismo una sorta di mix tra
lesbismo, castità e bruttezza.

Senza nulla togliere ai movimenti culturali che si occupavano di genere e che comunque hanno sviluppato discussioni, cultura e crescita intorno ai delicati temi della questione femminile, sembra veramente che la nuova tendenza, stimolata in parallelo dalla scalata delle donne alla parità nel mondo del lavoro, sia che le doti di seduzione sembrano apprezzate tanto dalle donne quanto dagli uomini: perché negarlo?

La bellezza, capitale erotico per eccellenza, è un bene così apprezzato e richiesto che, vista la scarsità, sta assumendo un valore sempre più grande col passare degli anni. Detto in linguaggio economico, la domanda permane nel tempo maggiore dell’offerta: ciò dimostra che il Quarto Capitale è ormai palesemente in grado di trasformare lo status e l’interazione dei processi economici e sociali.

Spero che ora il capitale erotico abbia riguadagnato, non solo nelle librerie, il suo posto in prima fila così come merita, senza ipocrisie limitanti le quali, dietro inutili veli, evitano che si parli di temi sì conosciuti, in quanto parte del quotidiano di tutti, ma di cui solo pochi hanno piena coscienza.

 

CHIARA FALLETTI