Anche questo Ferragosto è andato; è passato il Palio dell’Assunta (con la splendida vittoria della Lupa); il primo controesodo è praticamente alle spalle e con i primi acquazzoni si è dissolta la canicola. Si può dire che l’estate sia (almeno moralmente) finita e presto tutto tornerà come prima; del resto, fra 18 domeniche è Natale… La ruota gira, anno dopo anno: l’autunno e la ripresa delle attività dopo l’estate, poi il Natale e ancora la ripresa delle attività dopo la lunga stagione delle feste, e poi di nuovo a rotta di collo verso un’altra estate, come i criceti nella ruota.

Vista dal mare, più o meno sempre la stessa storia. Come i pesci in un acquario, sembrano tutti indaffarati e si muovono senza sosta, ma alla fine restano sempre lì. Ci sarà Davos, e Powell, il numero uno della FED, spiegherà al mondo quali sono i programmi. Tassi ancora fermi o – come tutti sperano e si aspettano – inizio della discesa? Lo scopriremo vivendo, come cantava il grande Lucio.

Sarà ancora una settimana interlocutoria sui mercati, in attesa di Powell e ancora distratti dallo stordimento vacanziero. E tuttavia la direzione finale non dipenderà dalle decisioni dei banchieri centrali, ma da tutte le variabili che, da che mondo è mondo, influenzano economia e finanza: produzione, consumo, lavoro, profitti, inflazione e – ultimo ma non ultimo – contesto geopolitico che forse può essere il vero fattore discriminante di questa fine estate del ventiquattro. E non necessariamente nel senso che tutti auspichiamo.

                                                                                                        IL NOSTROMO