IL LATO OSCURO DELLA LUNA
I mercati e l’economia fanno il tifo per Trump, ma questo periodo ha presentato anche molti lati oscuri
Il lato oscuro della luna è quella metà (in realtà un po’ meno, circa il 41% della sua superficie) che rimane sempre nascosta alla visibilità dalla terra per effetto delle rotazioni dei due corpi celesti. Ma per quelli con qualche capello bianco sulla testa “The dark side of the moon” dei Pink Floyd è il titolo di uno dei più grandi e famosi album della storia della musica pop.
Uscì il 1° marzo 1973 negli Stati Uniti (poco dopo anche da noi) e rappresentò un vero e proprio punto di svolta, sia per la musica che per i testi , in un mondo in piena ebollizione, da poco uscito dai tumulti del ’68 e ancora all’inizio della devastazione degli anni di piombo. Il titolo del disco faceva riferimento a quella parte della personalità che resta nascosta alla mente razionale e che comprende l’alienazione, la malattia mentale, il condizionamento dei soldi (chi non conosce il tintinnìo di “Money”, il brano più celebre della raccolta?). La band prese spunto dalla vicenda dolorosa dell’ex componente Syd Barrett, i cui problemi di salute mentale coinvolsero la reputazione dell’intero gruppo.
Prendamo in prestito l’espressione dei Pink Floyd per parlare delle elezioni presidenziali in USA, argomento che abbiamo toccato spesso negli ultimi mesi in quanto suscettibile di influenzare fortemente i mercati finanziari di tutto il mondo, oltre che rilevante in sé per l’importanza della carica in palio.
Il mandato di Trump certamente non passerà alla storia, ma probabilmente verrà ricordato per diversi anni a venire come il periodo di più prolungata e forte crescita economica e di rialzi di borsa dai tempi del dopoguerra, tanto più importante quanto successivo alla grande crisi del 2007 che, quando Trump venne eletto quattro anni fa, non era ancora stata superata.
Alla luce di questo, è evidente che i mercati fanno il tifo per la sua riconferma, temendo un’inversione di rotta se vincesse Biden. Oltre a Wall Street, anche “Main Street” (intendendo con questa espressione il mondo produttivo, quello dell’economia reale) ha molte ragioni per desiderare che il biondo faccia ancora il bis, nonostante gli scompensi dovuti alla pandemia. Prima del virus, l’America era infatti in piena occupazione, con reddito ed esportazioni in crescita e con l’economia che girava a pieno regime.
Tutto sommato anche l’exit strategy dal crollo della produzione post-Covid (ma non la gestione sanitaria dell’emergenza) è stata positiva, grazie soprattutto al forte sostegno delle autorità monetarie, con una politica espansiva che per potenza di fuoco non ha precedenti nella storia.
La scelta degli USA è stata diversa dalla nostra e sicuramente più efficace. Mentre da noi è stato sussidiato chi aveva perso il lavoro, con cassa integrazione, assegni ad personam e reddito di cittadinanza, oltreoceano hanno favorito le imprese, agevolando le condizioni perché venissero creati nuovi posti di lavoro in sostituzione di quelli persi e mettendo mano a imponenti programmi di investimenti pubblici che hanno fatto ripartire la produzione.
Detto questo, esiste però un “lato oscuro della luna” nella politica americana, anche perché non tutto si esaurisce negli aspetti economici. La dimostrazione più evidente c’è stata nei faccia a faccia elettorali, in cui Trump ha aggredito l’avversario non con la forza degli argomenti o dei numeri, ma in modo scomposto, ricorrendo ad accuse ed offese personali.
Seppure economicamente e finanziariamente più forti, gli Stati Uniti di Trump manifestano invece una netta involuzione dal punto di vista sociale, politico, del welfare e dei rapporti con gli altri paesi.
Le scelte di forte contrasto all’immigrazione – dalla costruzione del muro col Messico all’irrigidimento delle modalità di ingresso nel paese – e le accuse di razzismo all’Amministrazione, con conseguenti disordini e tumulti un po’ ovunque, hanno reso l’America ben diversa dalla terra aperta, ospitale e inclusiva che tutti abbiamo ammirato.
Lo stesso slogan “America first” indica chiaramente una volontà di chiusura e isolazionismo, ben lontana dal ruolo di grande potenza che – in verità non sempre positivamente – ha esercitato in tutto il mondo. Il ritiro delle truppe da molte zone calde del pianeta (Afghanistan, Iraq, Medio Oriente) motivato da aspetti solo economici; la disdetta degli accordi sul clima e la cessazione dei finanziamenti all’Organizzazione Mondiale della Sanità (a suo dire, peraltro con qualche ragione, asservita alla Cina); il disimpegno da ogni scenario di solidarietà sono stati tasselli evidenti di una strategia centripeta ed egoista.
L’America della Statua della Libertà, quella pronta ad accogliere i derelitti del mondo, quella che ha fondato la sua ricchezza sul contributo e l’integrazione delle etnie più diverse, quella che ha accolto nei suoi college le menti più brillanti da qualunque parte venissero, con Trump ha nettamente ceduto il passo all’America dei ranch isolati, dove tutti hanno il fucile e non esitano a usarlo a difesa della proprietà, al ventre molle delle praterie.
Anche da un punto di vista sociale, la forte opposizione ai programmi di sanità estesa e gratuita che prevedeva l’Obamacare ha determinato una discriminazione ingiusta ed evidente nell’accesso alle cure fra i ricchi e i poveri. E infine, la gestione della pandemia totalmente inadeguata (prima di negazione del problema, poi di sfida, di sicurezza esibita e infine di rifiuto a prendere misure radicali) ha comportato l’incapacità di arrestare il contagio e la moltiplicazione delle vittime.
Ultima chicca, l’avvertimento che se Trump non vince le elezioni, darà battaglia legale non riconoscendo la sconfitta.
Questo è il lato oscuro dell’America, che gli americani dovranno tenere presente quando – fra pochi giorni – si recheranno ai seggi a agli uffici postali per votare. Biden sarà sicuramente meno brillante, più anziano, forse anche meno fortunato, ma – come abbiamo visto in un precedente articolo – il suo programma economico dovrebbe avere le stesse potenzialità espansive di quello del Presidente uscente e, d’altra parte, non è detto che con la riconferma di Trump la cuccagna per i mercati continui all’infinito.
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